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domenica 29 marzo 2015

PROBLEMI DA GLUTINE IN AUMENTO? NON UN CASO

Rilevazioni ISPRA del Glifosato in Italia
Il pesticida, indicato come principale responsabile dei disturbi correlati al glutine, abbonda nei nostri campi e nelle acque

Il glifosate è un erbicida non selettivo impiegato sia su colture arboree che erbacee e aree non destinate alle colture agrarie (industriali, civili, argini, scoline, ecc.). È una delle sostanze più vendute a livello nazionale e la sua presenza nelle acque è ampiamente confermata anche da dati internazionali; nonostante sia indicato in molteplici studi come il responsabile dell’insorgenza di problematiche legate al glutine e alla celiachia il suo monitoraggio è tuttora effettuato solo in Lombardia, dove la sostanza è presente nel 31,8% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e il suo metabolita, AMPA, nel 56,6%. Il glifosato e il metabolita AMPA sono monitorati sul territorio italiano solo in Lombardia. Nelle acque superficiali, le frequenze di ritrovamento negli ultimi anni sono decrescenti, ma sempre con valori molto alti. Da qui l’importanza di lavare accuratamente le verdure, magari dopo averle lasciate in acqua e bicarbonato per qualche minuto, e di preferire prodotti Bio soprattutto nella scelta di cereali integrali. Pare importante diffondere questi dati e farsi portavoce di una richiesta semplice ma decisa, la messa al bando di pesticidi altamente dannosi e l’estensione di controlli su tutto il Paese. Perchè verdure e cereali senza pesticidi devono essere la norma sulla nostra tavola.
Studio relativo alla correlazione tra Glifosato e celiachia
-Glifosato, via alle malattie moderne: celiachia e intolleranza al glutine-
“Glyphosate, pathways to modern diseases II: Celiac sprue and gluten intolerance”
Anthony Samsel and Stephanie Seneff
Interdiscip Toxicol. Dec 2013; 6(4): 159–184.
Published online Dec 2013. doi: 10.2478/intox-2013-0026

Proteine vegetali: ecco gli alimenti che ne contengono di più

Le proteine non si trovano solo nella carne e nei suoi derivati: ecco quali sono gli alimenti più ricchi di proteine tra i vegetali

Proteine vegetali: ecco gli alimenti che ne contengono di più
Cibi ricchi di proteine vegetali
di 

CIBI RICCHI DI PROTEINE VEGETALI -

Non solo i cibi che derivano dagli animali contengono proteine, anche quelli vegetali ne sono ricchi e se vogliamo ridurre il nostro apporto proteico quotidiano animale ecco come poter sopperire in maniera salutare. Bisogna però fare una premessa importante: le proteine animali vengono dette nobili perché contengono tutti gli aminoacidi essenziali al nostro corpo, quelle vegetali sono dette semplici perché, invece, non li contengono. Facilmente però, questi aminoacidi si trovano in una dieta varia e bilanciata.

QUALI SONO GLI ALIMENTI CHE CONTENGONO PROTEINE VEGETALI -

Ecco dunque quali sono i vegetali che contengono più proteine, come termine di paragone prendiamo, per quelle animali, il parmigiano reggiano ne contiene 33 gr ogni 100 gr di prodotto.
LEGUMI: I legumi sono la fonte vegetale più ricca di proteine in natura. Basta associarli ai cereali per ottenere tutti gli aminoacidi mancanti rispetto alla carne. Ecco quante proteine contengono i legumi per 100 gr
  • Ceci 19 gr
  • Fagioli 12 gr
  • Fave 20 gr
  • Soia 37 gr
  • Piselli 22gr
  • Lenticchie 23gr
CEREALI: Tra i cereali annoveriamo quelli preparati con farro, frumento (pane e pasta) e farina di soia che contengono una menida di 10 gr di proteine ogni 100 gr. Abbinando i cereali ai legumi riusciamo ad ottenere tutti gli aminoacidi necessari per il nostro organismo
SEMI: i semi più ricchi di protenine sono quelli di chia, di canapa, di zucca e di girasole
ALGHE: Le alghe, come la spirulina,  rappresentano una fonte di proteine importante con 6 gr di proteine ogni 100 gr di alghe essiccate. Si trovano soprattutto nei negozi bio
TOFU, TEMPEH E SEITAN: Sono prodotti derivati rispettivamente dalla soia, dai fagioli gialli e dal frmento, molto ricchi di proteine vegetali con 8/10 gr ogni 100 gr
FRUTTA SECCA: la frutta secca è una fonte ricchissima di proteine vegetali, soprattutto i pinoli,ecco i valori per 100 gr di prodotto
  • Pinoli 31 gr
  • Arachidi 29 gr
  • Mandorle 22 gr
  • Pistacchi 18 gr
  •  Anacardi 15 gr
  •  Noci 14 gr
  • Nocciole 13 gr
QUINOA: La quinoa è un alimento che sembra un cereale ma è derivato da una pianta della famiglia degli apinaci, si cucina come il miglio o il cous cous ed è ricchissima di proteine vegetali con 14 gr ogni 100.
ORTAGGI: Tra gli ortaggi più ricchi di proteine vegetali troviamo i broccoli, i carciofi i cavoli, gli spinaci, i peperoni, gli asparagi, le  e le patate.
LATTE E YOGURT VEGETALI: Anche il latte e lo yogurt vegetali sono in grado di apportare proteine vegetali, i più ricchi sono illatte e lo yogurt di soia.

Olio di palma, cosa c’è da sapere su salute e ambiente

Salute e nutrizione, ambiente e foreste. Tutto quello che c'è da sapere sull'olio di palma, l'ingrediente più diffuso e controverso del momento.

di Redazione
Le importazioni di olio di palma in Italia hanno raggiunto un record storico nel 2014, registrando un aumento del 19 per cento rispetto all'anno precedente: 1,7 miliardi di chilogrammi. Un'invasione incomprensibile secondo Coldiretti (Confederazione nazionale dei coltivatori diretti) visto che il nostro Paese è la patria dell'olio extravergine di oliva e della dieta mediterranea.
 
Al di là del made in Italy, i dubbi dei consumatori legati alla diffusione dell'olio di palma sono sia di natura ambientale che nutrizionale. L'aumento esponenziale delle piantagioni sta alimentando la deforestazione in molte aree tropicali della Terra e gli studi scientifici sulle caratteristiche nutrizionali di questo olio vegetale sono contradditori. Proviamo a fare un po' di chiarezza.
 

 
COSA C'ENTRA L'OLIO DI PALMA CON LE FORESTE
È l'olio vegetale più usato al mondo. L'aumento del suo utilizzo nel settore alimentare ha causato molti problemi ambientali. Negli ultimi anni, infatti, il numero (e quindi l'estensione) delle piantagioni è cresciuto in modo esponenziale, a tutto danno delle foreste tropicali.
 
Questo fenomeno si è sviluppato soprattutto in Indonesia e Malesia che, insieme, esportano circa il 90 per cento di tutto l'olio di palma presente sul mercato globale.
 
Per cercare di arginare o quantomeno affrontare il problema, nel 2004 alcune aziende produttrici insieme a ong ambientaliste si sono sedute intorno alla Tavola rotonda per l'olio di palma sostenibile (Roundtable on sustainable palm oil, Rspo) per cercare di dar vita a uno standard ambientale minimo per la coltivazione della palma e porre un freno alla deforestazione e alla perdita di biodiversità.
 

 
I lavori hanno portato alla stesura di otto principi da seguire e all'importazione in Europa del primo olio di palma certificato nel 2008, mentre nel 2012 circa il 14 per cento di tutto l'olio prodotto (oltre 54 milioni di tonnellate) portava il logo Rspo. Non tutti sono rimasti soddisfatti dai risultati della tavola rotonda, come sottolineato dal Wwf e da altre ong. Ci sono molti punti che devono essere migliorati, come quello sui pesticidi. Diserbanti e altre sostanze chimiche pericolose, infatti, continuano a essere utilizzati nelle piantagioni e non vige alcun controllo sulle emissioni di CO2 in atmosfera.
 
Per continuare a innovare e migliorare la certificazione Rspo e includere parametri che rendano le piantagioni e l'olio di palma davvero sostenibili, Wwf, Greenpeace, Rainforest Action Network e altre organizzazioni hanno dato vita al Palm oil innovation group (Poig), un gruppo di pressione con l'obiettivo di spingere governi e imprenditori a migliorare le leggi in vigore e le condizioni di lavoro e di sfruttamento delle risorse naturali. Perché l'unico, vero scopo è difendere i polmoni del pianeta: le foreste tropicali.
 
Il consiglio più valido per i consumatori, dunque, è quello di cercare in etichetta i loghi e la certificazione Rspo che attestino la provenienza da gestione quantomeno responsabile dell'olio di palma contenuto nel prodotto.
 

 
L'OLIO DI PALMA DAL PUNTO DI VISTA NUTRIZIONALE
Da più parti vengono mosse critiche a questo ingrediente, accusato di essere largamente utilizzato dall'industria nonostante presenti un tenore di grassi saturi superiore a quello di molti altri oli. Ma l'olio di palma è dannoso per la salute? Per prima cosa va precisato che i grassi saturi sono ritenuti responsabili dell'insorgenza di malattie cardiovascolari, ma non sono tutti uguali.
 
Si distinguono in saturi a catena corta (protettivi), media (neutri) e lunga (dannosi). Sono proprio questi ultimi ad aumentare il rischio di sviluppare ipertensione arteriosa, arteriosclerosi e colesterolemia. L'olio di palma, in effetti, contiene abbondante acido palmitico saturo a catena lunga, ma questa quota di grassi dannosi è affiancata da ben il 51,5 per cento di acidi grassi insaturi protettivi, cioè da circa il 39 per cento di monoinsaturi (acido oleico, tipico dell'olio di oliva) e dal 12 per cento di polinsaturi, soprattutto linoleico. Per fare un paragone, si pensi che il burro contiene solo il 21,6 per cento di acido palmitico e possiede gli acidi laurico e miristico, saturi a catena media, quindi neutri rispetto al rischio vascolare; più l'acido butirrico, a catena corta, che pur essendo saturo rientra tra i grassi protettivi. Ma è anche vero che il burro ha solo la metà (26,5 per cento) degli acidi grassi protettivi monoinsaturi dell'olio di palma (fonte Nico Valerio).
 
L'olio di palma dunque, anche se contiene abbondante acido palmitico, grazie alla sua composizione complessiva, e quando non è idrogenato, non aumenterebbe il colesterolo totale. L'idrogenazione è quel processo in base al quale l'olio assume una consistenza solida e diventa più r

venerdì 27 marzo 2015

alcuni dei nostri produttori

verdura  tre fornitori l'orto di Paolo , l'orticello di mamma simo e la comunità nuovi orizzonti ,

la casaccia (carne, latte, formaggio, parmigiano patate....)

detersivi  Mesticheria biologica di Carmignano  http://www.mesticheriabiologica.com
e percarbonato.it   http://percarbonato.it/


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prodotti mercato equo solidale  http://www.lacquacheta.org/

mercoledì 25 marzo 2015

“Italia prima in Europa per emissioni di arsenico, cadmio, mercurio nell’acqua”

I dati emergono dall'ultimo dossier di Legambiente in materia di sostanze immesse in laghi, fiumi, mari e falde dagli impianti industriali. Sono questi ultimi a fornire i numeri che, quindi, sono inevitabilmente parziali visto che mancano dal computo i fenomeni di illegalità totale
È ancora forte in Italia l'impatto dell'attività industriale sullo stato di salute delle acque. Lo rivela l'ultimo dossier di Legambiente, pubblicato proprio in occasione della Giornata mondiale dell'acqua appena trascorsa (22 marzo), che mette in evidenza come il Belpaese superi le nazioni europee più industrializzate nell'emissione di metalli pesanti, in particolare di mercurio, nichel, cadmio e arsenico, direttamente nei corsi d'acqua. Anche per quanto riguarda le emissioni di cianuro è in testa alla classifica; arriva seconda, invece, subito dopo la Germania, per i cloruri. I dati (risalenti al 2011) sono stati estrapolati dal registro "European pollutant release and transfer register", un registro delle emissioni inquinanti prodotte dalle varie industrie europee, in cui sono gli impianti stessi a comunicare, annualmente, la quantità di sostanze immesse direttamente nell'ambiente e, in questo caso, nelle acque. Una analisi parziale, dunque, che non tiene conto dei vari fenomeni di illegalità totale, ma che rende comunque chiaro come in l'Italia gli scarti di lavorazione delle attività industriali continuino, in buona parte, a finire inesorabilmente nelle nostre acque, alterandone quindi le caratteristiche chimiche.

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Legambiente, di tutta la mole di informazioni contenti nel registro, ha preso in considerazione solo i dati relativi alle principali sostanze "pericolose prioritarie". Ebbene, nel 2011, in Italia sono state emesse oltre 140 tonnellate di metalli pesanti direttamente nelle acque, di cui 51 tonnellate di zinco, 31 tonnellate di nickel, 31 tonnellate di cromo, 12,7 tonnellate di piombo, 9 tonnellate di rame, 4,85 tonnellate di arsenico, 1,84 tonnellate di cadmio e 258 chilogrammi di mercurio. Per quanto riguarda le sostanze inorganiche, in particolare cloruri fluoruri e cianuri, si arriva a quasi 2,8 milioni di tonnellate, di cui quasi la metà derivanti da attività di tipo chimico. Ci sono poi le sostanze organiche, sempre nelle classe di quelle "pericolose prioritarie", come l'antracene, il benzene, gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e i nonilfenoli. Se per i primi non risultano emissioni in acqua da parte degli impianti industriali, per i nonilfenoli ammontano a 2,9 tonnellate, quantità corrispondente a circa il 60% dell'emissione europea totale, per gli Ipa a 1,25 tonnellate – pari al 39% della quantità totale a livello europeo – e per il benzene a 0,91 tonnellate. Confrontando singolarmente ciascuna emissione con quella degli altri paesi europei più industrializzati (Francia, Germania e Regno Unito), emerge come ben quattro metalli pesanti su otto siano emessi in quantitativi maggiori dall'Italia. Sono appunto: arsenico, cadmio, mercurio e nickel. Tutti metalli che, ad alcuni livelli, oltre a essere dannosi per l'ecosistema – perché ne alterano appunto le caratteristiche chimiche – sono estremamente tossici per l'uomo.

Ma come fanno a finire i metalli pesanti nelle acque? Sicuramente, gran parte della responsabilità va attribuita al tipo di impianto: le centrali elettriche a carbone, ad esempio, emettono, per loro natura, sostanze cancerogene per l'uomo in enorme quantità, come benzene, mercurio, cadmio e molto altro. Ma, secondo Legambiente, le cause sono da ricercarsi nella qualità degli impianti e negli scarsi controlli ambientali nel territorio. "Occorre migliorare in qualità e quantità l'impiantistica esistente specifica del trattamento delle acque industriali – si legge nel dossier – aumentare i controlli sul territorio e non permettere il mescolamento delle acque reflue industriali con quelle civili per evitare che le prime vadano a finire in impianti non idonei al trattamento specifico di inquinanti chimici".

L'Italia, dunque, è ancora bel lontana dal recepire la direttiva 2000/60 del Parlamento europeo, che cerca di disciplinare e salvaguardare le acque. Una direttiva nata dopo i vari casi di grave inquinamento ambientale di zone, come laghi, falde, fiumi utilizzate negli anni '80 come discariche naturali per rifiuti industriali e inseriti adesso nei siti di interesse nazionale da bonificare (con soldi pubblici). La direttiva europea chiedeva agli Stati membri che andassero verso una "graduale

Amianto e acqua

ACQUA E AMIANTO, ANCHE I GENITORI DI MONTALE SI MUOVONO
Articolo inserito in data: 24 marzo 2015 alle 9:59 | 0 commenti
di REDAZIONE
Chiesta al Sindaco Betti la convocazione di un'assemblea per affrontare il problema per gli utenti della scuola dell'infanzia di Montale capoluogo
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Beviamo acqua che passa da qui…?
MONTALE. [a.b.] Una mamma di una bambina che frequenta la scuola dell'infanzia di Montale Capoluogo, a nome dei genitori della scuola si è rivolta al Sindaco Ferdinando Betti, ai Consiglieri Comunali e al dirigente scolastico a cui ha esposto il problema dell'acqua e dell'amianto.

Nella "informativa" la signora Maria Grazia Ilardo entra nel dettaglio della questione che "ci riguarda tutti da vicino ma in particolare i nostri bambini" e scrive:

Nella nostra regione, ci sono circa 225 km di tubature di eternit (amianto) e cemento-amianto in cui scorre l'acqua che arriva nelle nostre case, sulle nostre tavole e nella mensa scolastica dei nostri figli. Anche l'acqua del nostro Comune, quella della mensa, che viene prelevata dal Fontanello installato nella scuola, scorre attraverso queste tubature in amianto o cemento-amianto ed è perciò soggetta a contaminazione di fibre d'amianto.

La situazione si fa ancora più critica se pensiamo all'usura dei tubi e all'aggressività dell'acqua visto che le ultime analisi eseguite sull'acqua risalgono agli anni 90. In base a quanto detto, è opportuno sapere che l'amianto è stata classificata e inserita dall'Iarc (International Agency for Research on Cancer) come sostanza altamente cancerogena in tutte le sue forme, siano queste inalate che ingerite.

– Esiste una correlazione certa tra fibre di amianto ingerite presenti in acqua contaminata e patologie cancerose, avvalorata da dati e studi statistici. Lo stabilisce la risoluzione del Parlamento del marzo 2013 (punto 37). Sono, infatti, in aumento le neoplasie dell'apparato gastrointestinale e cerebrali, soprattutto nei bambini, con un sistema immunitario in via di sviluppo.
– Non esistono filtri sicuri che garantiscano una indiscutibile salubrità dell'acqua. Quelli che adoperano il processo di osmosi inversa di fatto privano l'acqua di ogni suo elemento (sali minerali, elettroliti, ecc.), rendendola distillata e assolutamente non assumibile dai bambini.
– Anche se non ci fossero tubi in amianto nei dintorni, le fibre circolano comunque, poiché sono in amianto i tubi iniziali della rete che si diramano in tutte le direzioni, quindi, anche se non eccessivi i chilometri complessivi di tubature in amianto, è elevata l'esposizione al rischio di tutta Pistoia.
È una situazione che merita la massima attenzione e sensibilità da parte di tutti noi genitori e cittadini, per salvaguardare la salute dei nostri bambini, chiediamo quindi una partecipazione diffusa e condivisa.

Come prerogativa, dovremmo indire al più presto un assemblea alla quale Le chiediamo di partecipare , affinché possano essere esposte le nostre richieste:

– analisi mirata dell'acqua della scuola
– somministrazione di acqua in bottiglia nelle mense del comune invece di quella erogata dal fontanello.
Alla suddetta assemblea convocheremo il corpo docente, i collaboratori, i dirigenti dell'istituto Comprensivo di Montale e il Sindaco. Inviteremo, inoltre la dottoressa Lombardi docente di Economia ed Estimo Rurale presso il Dipartimento di Scienze per l'Economia e Impresa all'Università di Firenze nonché membro del comitato "acqua bene comune" e la dottoressa Breschi Oncologa dell'Ospedale di Pistoia che ci illustreranno il problema attraverso studi e ricerche avvalorando o meno i nostri timori. Entrambe hanno seguito le vicende delle vicine scuole dell'infanzia di Agliana e di Pistoia (Immacolatine), le quali tramite assemblee e dibattiti sono riuscite a far distribuire nelle loro mense le acque in bottiglia, in quanto l'acqua è risultata altamente contaminata di Pcb (sostanze cancerogene).

Confidiamo in una partecipazione attiva da parte di tutti e in particolar modo del Sindaco che veste la carica di primo cittadino, il quale deve salvaguardare la salute dei suoi concittadini.

In attesa che Lei ci fornisca una data e i locali dove organizzare l'assemblea, le lasciamo i recapiti dei genitori che stanno seguendo il caso, i quali rimarranno a disposizione per eventuali chiarimenti e procedure organizzative.

Maria Grazia Ilardo
mery.ilardo@live.it

• • •

La lettera è stata scritta a nome dei rappresentanti dei genitori della scuola dell'infanzia di Montale capoluogo che la hanno condivisa in toto.

In allegato alla informativa la signora Ilardo ha prodotto una serie di documenti per "fare maggiore chiarezza" oltre alla risoluzione del Parlamento Europeo del 14 marzo 2013

Ordini aperti

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martedì 24 marzo 2015

io mangio sostenibile

Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non per l'ingordigia di pochi. Per questo#iomangiosostenibile

L’Impronta Ecologica.misura quanta superficie in termini di terra e acqua la popolazione umana necessita per produrre, con la tecnologia disponibile, le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti prodotti.
Oggi l’umanità usa l’equivalente di 1,3 pianeti ogni anno. La Terra ha bisogno di un anno e quattro mesi per rigenerare quello che usiamo in un anno.
Entro il 2050 avremo bisogno dell’equivalente di due pianeti per il nostro sostentamento.

L'impronta ecologica, di chi mangia carne è 4 volte quella di un vegetariano (4000 m2 a 1000). Ma la terra ha risorse limitate: per ciascuno abitante oggi ci sono solo 2.700 metri quadrati.

Discuteremo di questo ed altri temi al convegno/dibattito “Alimentazione, salute e ambiente: scegliere per un futuro equo e sostenibile”, che si terrà a Roma martedì 24 marzo alle ore 17:00 presso il Palazzo dei Gruppi, Sala Tatarella, in via degli Uffici del Vicario 21.

Per maggiori informazioni... http://wp.me/p3A6W8-2ak

I POMI ANTICHI E DIMENTICATI

Sin prima del medioevo si utilizzavano in cucina tanti alimenti che attualmente sono dimenticati o venivano usati per noi in modi stravaganti: i pomi sono tra questi. Conosciamo le proprietà delle mele, di due pere non comuni, del cotogno e della nespola comune e come usarli in cucina

I pomi antichi e dimenticati

Cucinare i pomi: ritorno alle tavole dei cavalieri

Nel medioevo, e anche prima, si usavano in cucina tanti alimenti per noi stravaganti che attualmente sono dimenticati: basta pensare che servirechomposte di pere o rape era interscambiabile come accompagnamento delle pietanze dei nobili e dei signori dell'epoca.
L'uso della frutta era comunissimo come ingrediente di ricette salate sia di primi piatti che contorni e secondi, mentre nella nutrizione contemporanea il posto della frutta è stato ridotto a solo alimento da mangiare a parte, magari a fine del pasto (oltretutto questo comporta a qualche persona problemi di digestione).
Tra queti alimenti ci sono i pomi, che in gergo botanico sono chiamati falsi frutti visto che il vero frutto è il torsolo, e sono le mele, le pere, il cotogno e le nespole. Questi frutti un tempo venivano utilizzati non soltanto a crudo e freschi, ma anche cotti e trasformati in gustose ricette.

Le mele, raccolta e varietà

La raccolta delle mele inizia in estate, giugno-settembre e può continuare per alcune varietà sino alla fine di novembre. Alcuni tipi infatti sono precoci e l'utilizzo avviene principalmente per il consumo fresco, come la San Giovanni, la Gala, alcune Renette e la Gravenstein. Poi, con il susseguirsi delle raccolte, le mele hanno caratteristiche di serbevolezza (ovvero di conservazione) differenti. Alcuni tipi di mele sono molto serbevoli il che significa che una volta raccolte possono essere mantenute bene e conservate per tanto tempo senza che si rovinino.
Solitamente un tempo esisteva il melaio cioè un luogo nella cantina dove venivano conservate lemele serbevoli, al fresco e al buio, per diversi mesi sino all'inizio del mese di aprile. Tra le varietà di mele più tardive di raccolta ricordiamo l'Anurca, la Durello, la Limoncina e la Gelata o Ghiacciata. Quest'ultima è una delle più serbevoli insieme alla Rotella (maturazione autunnale) e alla Gamba Fina (maturazione estiva) entrambi ottime anche per la cottura.

Il cotogno 

Con una storia alle spalle documentata anche da Plinio il Vecchio e Catone, la coltivazione del cotogno risale quantomeno ai tempi delle civiltà babilonese e accadica, e Plutarco riporta che fosse stata la dea Afrodite a importarlo dal Levante. I suoi frutti sono conosciuti talvolta come mele cotogne o pere cotogne ma in realtà il cotogno è una specie a parte e ben differenziata che col melo (Malus domestica) e col pero (Pyrus communis) condivide un posto nella sottofamiglia dellePomoideae.
Tra settembre e ottobre avviene la raccolta dei frutti, che a seconda della varietà possono essere maliformi o piriformi, di grandi dimensioni, asimmetrici, giallo oro e ricoperti da una fitta peluria che sparisce a maturazione incipiente. La polpa è ricca di sclereidi (detti anche cellule pietrose, con la funzione di sostegno) e altamente ossidabile, e per quanto sia possibile mangiare il frutto crudo, il gusto poco dolce e particolarmente astringete lo rende indigesto ai più.
Nei secoli l'essere umano ha imparato come aggirare i difetti organolettici del frutto per trasformarli in grandi virtù: tramite la cottura gli zuccheri esprimono tutta la loro dolcezza nascosta, accompagnata da aromi mielati unici. L'alta percentuale di pectina dona al frutto un grande potere gelificante rendendolo un ingrediente perfetto per gelatine, mostarde e marmellate ed esiste persino la ricetta di un dolce gelatinoso che ne prende il nome: la cotognata.
La parola stessa “marmellata” deriva dal nome portoghese della pianta: “marmelo”. La pianta vanta anche alcuni usi nelle medicine tradizionali indiana, afghana, pakistana, dove i frutti essiccati vengono usati per combattere tosse e problemi alla golainfiammazioni, allergie ed ulcere, e dove i semi bolliti vengono utilizzati in caso di polmonite.

cotogno

Pera cocomerina

A cavallo tra quattro regioni (Toscana, Emilia, Marche ed Umbria), tra l'Appennino Cesenate e la Valle del Tevere, si è conservato un frutto unico nel suo genere. Delle origini della “Pera Cocomerina”, o “Pera Briaca”, non si sa molto: da tempo immemore è stata lasciata crescere isolata e indisturbata lungo i campi e nei pressi dei fossi e solamente in tempi più moderni se ne è intrapresa una coltivazione.
Questa piccola varietà di pera (difficilmente supera i 60 grammi) deve il suo nome al colore caratteristico della polpa, un rosso rosato che ricorda l'anguria o che dà l'impressione che il frutto sia stato inzuppato nel vino.
La maturazione può arrivare in agosto o in ottobre e il frutto, dolce, profumato ed aromatico (ricorda la sorba), non è particolarmente conservabile e perde con rapidità le proprie qualità organolettiche; per questo viene lavorato in una varietà di prodotti come marmellate e sciroppi. Data la difficile reperibilità e lo scarso interesse del mercato, questo frutto lo si può gustare prevalentemente alle sagre locali ad esso dedicate.

pera cocomerina

Pera Volpina 

Un'altra interessante varietà di Pyrus communis risponde al nome di “Pera Volpina”. Anch'essa di origine ignota, è stata ritrovata nelle valli umbre (Gubbio, Gualdo Tadino), usata come sostegno per i filari di vite. La pianta è particolarmente rustica, alta, longeva, incostante nel fruttificare (tipica caratteristica che allontana l'interesse del mercato).
Il frutto è tondeggiante, color ruggine, ruvido al tatto e particolarmente sodo. Questa particolare sodezza fa sì che il frutto sia consumabile esclusivamente previa cottura o lavorazione. Generalmente si usa cuocere nel vino assieme a castagne o al miele di castagno e spezie(cannella, chiodi di garofano, alloro), oppure nel mosto come ingrediente del savor, tipico dolce contadino della tradizione romagnola.
In passato veniva lessata in acqua o cotta al forno come una cotogna, o lavorata per farnemarmellatefrutti caramellati o succhi. Il succo, che conserva l'asprezza del frutto (ricco divitamine e tannini), pare venisse usato anche per proteggere i denti e la bellezza della pelle.

pera volpina

La nespola 

Da tanti tanti anni ormai nei nostri mercati l'unica nespola che riusciamo a trovare è la cosiddetta "nespola del Giappone" (Eriobotrya japonica) mentre la nespola comune (Mespilus germanica) è praticamente scomparsa dai circuiti ortofrutticoli. In effetti non è un frutto di semplice “gestione”. La pianta è molto rustica, particolarmente resistente ai freddi invernali, ma la pezzatura irregolare, la bassa germinabilità da seme e la lentezza con cui cresce per arrivare a fruttificazione fanno sì che l'albero non si presti alla coltivazione.
Il frutto viene raccolto in autunno e ha bisogno di un periodo di ammezzimento nella paglia prima di diventare edibile: l'alto contenuto di tannini lo rende infatti inadatto ad un consumo immediato, facendolo risultare acido e legnoso.
Una volta pronto, il frutto ha un sapore zuccherino, aromatico, che ricorda il torrone. Questa necessità di attendere dei mesi per la trasformazione enzimatica della polpa del frutto è un altro fattore che scoraggia il consumatore medio a interessarsi a questo alimento.
Originaria delle aree intorno al Mar Caspio e conosciuta vari secoli prima di Cristo, fu molto importante per i Romani poiché è uno dei pochissimi frutti mangiabili in pieno inverno (era una vera riserva di zuccheri, fibre e vitamine B e C prima dell'arrivo degli agrumi e molto più adattabile di questi al clima continentale e alle altitudini considerevoli), con proprietà febbrifughe, antinfiammatorie, antidiarroiche e diuretiche. Furono infatti i Romani a portarselo dietro nelle loro conquiste e a farlo adattare in Germania, da dove poi Linneo riteneva erroneamente che la pianta provenisse.

nespola comune

Mele e pere al forno: una merenda calda e benefica

Ancora oggi un'ottima merenda, anche per i più piccoli, è la mela al forno! Per questa ricetta basta scegliere varietà di mele o volendo di pere, ben sode e dure. Una varietà ottima è la Renetta o Baeburn. Il procedimento è semplicissimo: basta prendere le mele, lavarle, posizionarle su una teglia da forno e lasciarle a 180°C. Il tempo di cottura, circa 35 minuti, dipende molto dalle dimensione delle mele e si può valutare dal momento che cominciano a raggrinzire: a quel punto possiamo toglierle dal forno, oppure più le lasciamo più diventano morbide.
Si consiglia di forare la buccia, qui e lì, con una forchetta in modo che cuocia meglio e possa far uscire l'acqua in eccesso. Il gusto è piacevolissimo ed essendo una merenda calda in pieno inverno è una buona soluzione per riprendere calore! La cannella in polvere cosparsa sopra è un tocco d'eccellenza!
mele al forno
I benefici delle mele cotte sono molti:
  • sono fonte di vitamine, minerali, fibre e fitonutrienti sopratutto fenoli e flavonoidi con azione antibatterica, antvirale e antimicotica
  • sono ottimi antiossidanti
  • aiutano il transito intestinale
  • abbassano le infiammazioni
  • facilitano la prevenzione del diabete.
Insomma: una merenda piacevole e sana per tutti!

www.ilfattoalimentare.it


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no olio di palma!!

Gli italiani amano la Nutella un prodotto con troppo zucchero, poche nocciole e troppo olio di palma. L’elenco di altre 32 creme preparate solo con ingredienti di qualità


crema nocciole  nutella
Per la Nutella si parla di una ricetta misteriosa, ma è una leggenda metropolitana
Criticare la Nutella è difficile, perché si tratta di un prodotto cult supportato da numerose campagne pubblicitarie venduto a un prezzo conveniente. Come accade per la  Coca-Cola, anche per la Nutella si parla di una ricetta misteriosa, ma si tratta di una leggenda metropolitana, perché è solo una semplice crema alla nocciola con tre ingredienti principali: zucchero, olio di palma e nocciole.

Basta leggere l’elenco degli ingredienti per capire che siamo di fronte a una preparazione con un profilo qualitativo non proprio eccellente. Confrontando le materie prime di Nutella con quelle di altre creme spalmabili si nota che gli ingredienti utilizzati sono simili (vedi tabella sotto), ma cambia la quantità e la tipologia dei grassi. Nella lista degli ingredienti  della crema Ferrero troviamo al primo posto lo zucchero seguito dall’olio di palma e solo al terzo posto le nocciole con il 13%. Nelle creme che proponiamo in questo elenco il quantitativo di nocciole (ingrediente più costoso che caratterizza il prodotto) raddoppia o triplica e come materia grassa non si usa il mediocre olio palma ma l’eccellente burro di cacao (considerato l’ingrediente principe di tutti i prodotti a base di cacao e cioccolato).

crema nocciole  nutella
La scelta dell’olio di palma permette di abbassare drasticamente i costi di produzione e di usare poche nocciole
L’abilità di Ferrero consiste nel l’essere riuscita a rendere piacevole al palato una miscela composta da poche nocciole tanto zucchero e tanto grasso  di mediocre qualità come il palma.  Nutella contiene solo una frazione del grasso di palma ottenuta da un macchinario che  possiedono pochissime aziende al mondo. La scelta del palma permette di abbassare drasticamente i costi di produzione e di usare poche nocciole, anche se  penalizza la qualità nutrizionale della crema essendo un grasso sconsigliato dagli esperti di nutrizione.

L’aroma. Nutella usa la vanillina (un aroma artificiale, molto utilizzato nell’industria dolciaria al posto della vaniglia naturale perché costa pochissimo rispetto alla vera vaniglia e al vero aroma utilizzato dalle altre creme.

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Nutella contiene vanillina, un aroma artificiale molto utilizzato nell’industria dolciaria al posto della vaniglia naturale perché costa pochissimo
La prova sensoriale. Per scoprire qual è la crema migliore bisogna acquistarne un vasetto tra quelli elencati nell’elenco e fare un confronto spalmandole su una fetta di pane valutando la consistenza, la fragranza e l’aroma. Il profumo tipico del cacao deve essere persistente e lo zucchero non deve prevalere sugli altri sapori.

Il prezzo. Nutella è il prodotto leader del settore e ha un prezzo decisamente interessante 6-7 euro/chilo. Per acquistare le creme senza olio di palma, bisogna spendere 2-3 e in alcuni casi 4 volte di più. Fare concorrenza a Nutella è impossibile perché il costo delle materie prime scelte da Ferrero è talmente basso e le nocciole sono così poco presenti  da rendere difficile  un confronto con le creme preparate senza olio di palma.

Ma Nutella è un mito, perché oltre ad avere un gusto e un sapore unico, è anche un marchio e non bastano certo discorsi logici per ridimensionare un prodotto cult. Non pretendiamo di convincere milioni di fan, ma un concetto deve essere chiaro, le creme alternative non hanno il gusto della Nutella, ma forse hanno il vero sapore della crema di nocciole. Provare per credere.
Roberto La Pira
Se avete altri nomi da aggiungere all’elenco inviate le segnalazioni in redazione.

 nutella vasettoNutella: Zucchero, olio di palma, nocciole (13%), cacao magro (7,4%), Latte scremato in polvere (6,6%), siero di latte in polvere, emulsionanti: lecitine (soia), vanillina

majani crema gianduiaMajani: Crema gianduia. Ingredienti: nocciole, zucchero, cacao magro, latte scremato in polvere, burro di cacao, emulsionante lecitina di soia, vaniglia.
crema-noviNovi: Crema Novi. Crema da spalmare alle nocciole e al cacao senza grassi estranei. Ingredienti: Nocciole (45%), zucchero, cacao magro (9%), latte scremato in polvere, burro di cacao, emulsionante: lecitina di soia, estratto naturale da bacche di vaniglia. Senza glutine.
 Nocciolata rigoniRigoni di Asiago: Nocciolata, crema di cacao e nocciole biologica. Ingredienti: zucchero di canna, nocciole, cacao, latte scremato in polvere, burro di cacao, estratto naturale di vaniglia Bourbon, olio di girasole e lecitina di girasole no Ogm (emulsionante).
 venchi crema cacao noccioleVenchi. Crema Spalmabile a base di cacao e nocciole Piemonte IGP. Ingredienti: Zucchero, Pasta di Nocciola Piemonte I.G.P., Olio di oliva, Cacao magro in polvere, Latte magro in polvere, Burro di cacao, Emulsionante: lecitina di soia, Aroma vaniglia naturale. Può contenere tracce di frutta a guscio e latte.
 crema nocciola lindtLindt: Crema spalmabile alle Nocciole*. Ingredienti: “Nocciola Piemonte IGP” * (45%), zucchero, cacao magro in polvere, latte scremato in polvere, burro di cacao, emulsionante (lecitina di soia), estratto naturale di vaniglia Bourbon. Può contenere mandorle, anacardi, pistacchi. *Prodotto ottenuto esclusivamente da “Nocciola Piemonte IGP”
 crema gianduia caffarelCaffarel: Crema Gianduia 40% di Nocciole. Ingredienti: Nocciole Piemonte IGP 40%, zucchero, cacao magro in polvere, latte scremato in polvere, burro di cacao, burro anidro, mandorle, emulsionante: lecitine (di soia).
deanocciole menestrelloDeanocciola, Menestrello, Crema da spalmare con nocciole e cacao (senza glutine). Con nocciole della Tuscia. INGREDIENTI: zucchero di canna, olio di girasole, 16% pasta di nocciole, latte in polvere, 8% cacao in polvere.
NELLINALa Gentile, Azienda Agricola, Nellina Crema di nocciole. Ingredienti: Nocciole 33%, Cacao, Olio di girasole, latte e zucchero.
elite crema-nocciolaAz. Agricola Nocciole d’Elite di Emanuele Canaparo, Crema di Nocciola. Prodotto ottenuto dall’unione di 58% di Nocciola Piemonte IGP tostata, zucchero di canna, latte e cacao magro.
crema nocciola teo e biaTeo&Bia, Crema alle nocciole. Ingredienti: nocciole min 47%, zucchero di canna, cacao amaro. Prodotto biologico senza latte e glutine. Senza lecitina di soia.
cremella gianoglioAzienda agricola Gianoglio Emanuela, Cremella di nocciole. Ingredienti: pasta di nocciola, cioccolato fondante (pasta di cacao, zucchero, burro di cacao, emulsionante, lecitina di soia, aroma naturale di vaniglia) Può contenere latte.
gianduioso leoneLeone, Gianduioso, Crema di giandujotto in tubetto. Ingredienti: Nocciola Piemonte I.G.P. (45%), zucchero grezzo di canna, cacao, pasta di cacao, bacche di vaniglia. Emulsionante: lecitina di soia. Può contenere tracce di latte e altra frutta a guscio.
SteVias - Bio Mondo LaNatureSteVia’s – Bio Mondo, LaNature Crema spalmabile nocciola e cacao con estratto di stevia. Ingredienti: pasta di nocciole 25%, olio di girasole, polvere di agave 15%, cacao magro in polvere 13%, farina di riso, olio di oliva, burro di cacao 7%, glicosidi steviolici (stevia) 0,3%.
maglio amore di nonna fondenteMaglio, Amore di Nonna crema spalmabile fondente. Ingredienti: nocciole 29%, pasta di cacao, zucchero, burro anidro, emulisionante: lecitina di soia, aroma naturale: vaniglia. Nel cioccolato cacao minimo 49%.
maglio amore di nonna latteMaglio, Amore di Nonna crema spalmabile al latte. Ingredienti: zucchero, nocciole 29%, latte intero in polvere 10%, pasta di cacao, burro anidro, burro di cacao, emulsionante: lecitina di soia, aroma naturale: vaniglia. Nel cioccolato cacao minimo 25%.
amedei toscanaAmedei, Crema Toscana alla Nocciola. Ingredienti: nocciole varietà Tonda Gentile 47% minimo, zucchero di canna, latte scremato in polvere, pasta di cacao, cacao, vaniglia. Può contenere tracce di mandorle, pistacchi, noci.
baratti milano nocciolaBaratti & Milano, Crema alle nocciole. Ingredienti: nocciole (45%), zucchero, cacao magro (9%), latte scremato in polvere (5%), burro di cacao, emulsionante: lecitina di soia, aromi
18491Ecor, Le Creme – Nocciole e cacao. Ingredienti: zucchero di canna*, olio di girasole* 14,7%, pasta di nocciole* 13*, cacao magro in polvere* 8%, latte scremato in polvere, emulsionante: lecitina di girasole, aroma naturale di vaniglia. *da agricoltura biologica. Può contenere tracce di soia e altra frutta a guscio.
modicano cuor-di-gianduiaIl Modicano, Cuor di Gianduia – Crema spalmabile alle nocciole siciliane. Ingredienti: nocciole Sicilia 43%, zucchero di canna, cacao magro in polvere 8,5%, soia in polvere, vaniglia Bourbon. Emulsionante: lecitina di soia. 100% da agricoltura biologica. Può contenere tracce di frutta a guscio.
govegan probios ciockProBios, GOVegan – Vegan Ciock crema spalmabile. Ingredienti: *zucchero di canna, *olio di semi di girasole, *cacao, *nocciole, *farina di riso, *maltodestrine, emulsionante: lecitina di girasole. *biologico
bio cajita altromercatoAltromercato, Bio Cajita. Prodotta con zucchero di canna di Manduvirà (Paraguay), cacao di Conacado (Repubblica Dominicana) e anacardi di Elements (India), BioCajita riesce a coniugare il gusto inconfondibile della crema spalmabile al cacao e anacardi Altromercato con ingredienti da agricoltura biologica, senza l’utilizzo di olio di palma.
19210Achillea, Kao kao – crema spalmabile di nocciole biologiche. Ingredienti: Sciroppo di manioca, crema di nocciole, cacao in polvere 4,2%, bevanda a base di riso.
cioko crem alceneroAlcenero, Ciokocrem – crema di nocciole spalmabile. Ingredienti: zucchero di canna*, olio di girasole*, pasta di nocciole* (15%), cacao in polvere* (9%), latte scremato in polvere*, burro di cacao* (1,1%), emulsionante: lecitina di girasole, sale. *Biologico. Può contenere tracce di altra frutta a guscio e soia. La presenza di puntini e/o affioramenti bianchi è dovuta alla naturale cristallizzazione del burro di cacao e non modifica la qualità del prodotto.
 panela golameraPanela, Golamera – Crema spalmabile biologica al cacao e nocciole del Piemonte IGP con zucchero integrale di cocco. Ingredienti: Zucchero integrale di palma da cocco, Cacao magro in polvere, Pasta di nocciole del Piemonte IGP, Bacche di vaniglia bourbon. Senza lecitina di soia, zuccheri raffinati e grassi aggiunti. Adatta per Vegani.
crema-spalmabile-rancoAzienda agricola Ranco, Crema spalmabile con olio extravergine di oliva e nocciole. Ingredienti: zucchero, olio extravergine di oliva (15%), nocciole (13%), olio di girasole, cacao in polvere, latte scremato in polvere, siero di latte in polvere, bacche di vaniglia.
crema-spalmabile-bio-rancoAzienda agricola Ranco, Crema spalmabile bio con olio extravergine di oliva e nocciole. Ingredienti: zucchero grezzo di canna, olio extravergine di oliva (15%), nocciole 13%, olio di girasole, cacao in polvere, latte scremato in polvere, siero di latte in polvere, bacche di vaniglia.
crema_gianduia maisonMaison della nocciola, Crema Gianduja. Ingredienti: NOCCIOLA PIEMONTE IGP (52%), zucchero di canna, cacao magro, LATTE SCREMATO IN POLVERE, burro di cacao. Emulsionante: LECITINA DI SOIA, vaniglia
Golosi-Di-Salute-Crema-Gianduja-Fondente-250g-35655Golosi di Salute di Luca Montersino, Crema Gianduja Fondente. Ingredienti:nocciola tonda gentile trilobata (43%), cioccolato fondente (43%) (pasta di cacao, zucchero, burro di cacao, emulsionante: lecitina di soia, estratto di vaniglia), burro, olio di riso, cacao amaro. ALLERGENI: cereali CONTENENTI glutine (grano, segale, orzo, avena, farro, kamut o i loro ceppi ibridati) e prodotti derivati; uova e prodotti a base di uova; arachidi e prodotti a base di arachidi; soia e prodotti a base di soia; latte e prodotti a base di latte (compreso il lattosio); frutta a guscio (mandorle, nocciole, noci comuni, noci di acagiu, noci pecan, noci del Brasile, noci del Queensland e prodotti derivati; SEMI SI sesamo e prodotti a base di sesamo.
golosi-di-salute-crema-cacao_nocciole-200g-45738Golosi di Salute di Luca Montersino, Crema Cacao&Nocciole. Ingredienti: nocciole Piemonte (46%), zucchero di Canna, latte magro in polvere(6,5%), cacao (5%), emulsionante: lecitina di girasole, vaniglia in bacche. Senza grassi aggiunti. ALLERGENI: cereali CONTENENTI glutine (grano, segale, orzo, avena, farro, kamut o i loro ceppi ibridati) e prodotti derivati; uova e prodotti a base di uova; arachidi e prodotti a base di arachidi; soia e prodotti a base di soia; latte e prodotti a base di latte (compreso il lattosio); frutta a guscio (mandorle, nocciole, noci comuni, noci di acagiu, noci pecan, noci del Brasile, noci del Queensland e prodotti derivati; SEMI SI sesamo e prodotti a base di sesamo.
noccioro45-250gNocciOro, Noccioro45 crema spalmabile. Ingredienti: Nocciole Tostate (45%), Zucchero, Latte Scremato in polvere, Cacao.
galamella galameoGalameo, Galamella con olio extravergine di oliva e oltre il 40% di nocciole.
sz crema noccioleSZ, La Crema spalmabile alle nocciole e cacao magro, con edulcorante. Senza glutine. Ingredienti: edulcorante: maltitolo, olio di semi di girasole, nocciole 16%, latte scremato in polvere, cacao magro in polvere 7,5%, siero di latte in polvere, lecitina di girasole, aromi.Contiene frutta a guscio (nocciole), latte e derivati. Un consumo eccessivo può avere effetti lassativi. Prodotto in Italia.
cioccoliata natura docetNatura Docet, CoccOliata, Crema spalmabile al cioccolato fondente, nocciole e olio extravergine di oliva.  Ingredienti: olio extravergine di oliva (35%), cacao in polvere, nocciole tostate, zucchero, massa di cacao, burro di cacao, latte in polvere, emulsionante: lecitina di soia, aroma naturale di vaniglia. Può contenere tracce di frutta a guscio. Allergeni: soia e derivati, latte e derivati, frutta secca a guscio.
slitti riccosaSlitti, Riccosa. Ingredienti: nocciole piemonte 46%, zucchero, latte intero in polvere, burro di cacao, massa di cacao, vaniglia naturale.

Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade hanno lanciato il 20 novembre 2014 una petizione su Change.org per fermare l’invasione dell’olio di palma. A distanza di 6 settimane abbiamo raggiunto 94 mila firme. La raccolta continua

Per sottoscrivere clicca qui

petizione olio palma

Dal prossimo 13 dicembre milioni di consumatori italiani ed europei scopriranno la presenza di un nuovo ingrediente in migliaia di prodotti alimentari. Stiamo parlando dell’olio di palma, una sostanza fino a oggi camuffata dietro la scritta “olii e grassi vegetali”. Per rendersi conto di quanto l’olio di palma sia diffuso basta dire che è il grasso principale di quasi tutte le merendine, i biscotti, gli snack dolci e salati, le creme… in vendita nei supermercati. L’ampio utilizzo di questa materia prima è dovuto sia al costo estremamente basso, sia al fatto di avere caratteristiche simili al burro. Il Fatto Alimentare dice “no” all’olio di palma per motivi etici, ambientali e di salute e invita le aziende a sostituirlo con altri oli vegetali non idrogenati o burro.
Roberto La Pira